Analisi degli interessi anatocistici
Dopo la sentenza n. 21095/2004 delle Sezioni Unite civili della Corte di Cassazione si e' tornato a fare un gran parlare di anatocismo sebbene spesso in termini un po' semplicistici. Sara' utile, quindi, fare un po' di chiarezza su cosa sia concretamente fattibile per recuperare gli interessi e le spese indebitamente sostenuti.
Cercheremo di utilizzare un linguaggio il piu' semplice possibile, anche a costo di essere un po' imprecisi, in modo da rendere il testo il piu' leggibile possibile anche a chi non ha esperienza in materia bancaria e giuridica.
Cos'e' l'anatocismo
Con il termine anatocismo si intende la pratica di addebitare gli interessi sul conto corrente bancario alla chiusura trimestrale dello stesso. In questo modo gli interessi pagati vengono capitalizzati, ovvero sommati (confusi) con il capitale prestato. Nella successiva chiusura trimestrale, quindi, i nuovi interessi verranno calcolati non solo sul capitale prestato ma anche sugli interessi precedentemente contabilizzati.
. Per molti anni prima del marzo 1999 questa pratica e' stata considerata legale dal nostro ordinamento giuridico. Successivamente, anche grazie al mutarsi del quadro giuridico generale in materia bancaria in ragione delle nuove direttive comunitarie sulla trasparenza bancaria, vi e' stato un cambiamento di orientamento della giurisprudenza fino ad arrivare alla sentenza gia' citata che ha definitivamente introdotto nel nostro ordinamento giuridico il principio per il quale l'anatocismo sui conti correnti bancari e' illegittimo.
L'atteggiamento delle banche
Fino ad oggi nessuna banca in Italia ha mai risarcito i clienti spontaneamente a seguito di una semplice lettera di messa in mora e non e' ragionevole attendersi che lo fara' mai in futuro. In seguito all'ultima sentenza della Cassazione l'ABI ha pubblicato un laconico comunicato di quattro righe dove ribadisce che: "Le banche prendono atto della sentenza della Cassazione sulla capitalizzazione degli interessi. Le cause gia' instaurate continueranno a seguire il loro iter e le banche, naturalmente, ne rispetteranno gli esiti."
Come in molte altre circostanze, le banche - anche quando sanno perfettamente di essere legalmente in torto - cercano di pagare solo i clienti che esercitano i propri diritti in sede giudiziale.
Questo atteggiamento e' motivato da una precisa logica economica.
I clienti che sono nelle condizioni di fare un'azione giudiziaria contro la banca sono una frazione minima del totale dei clienti che dovrebbero essere risarciti.
Se le banche risarcissero i clienti a seguito di una semplice lettera di messa in mora dovrebbero pagare delle cifre enormi. Se si limitano, invece, a pagare solo dopo aver perso una causa, dovranno pagare si' delle notevoli spese legali, ma saranno sempre poca cosa rispetto ai molti soldi che hanno risparmiato non pagando tutti colori che hanno rinunciato a fare l'azione legale.
E' bene quindi sottolineare che, purtroppo, l'unico modo per recuperare la parte di interessi e spese indebitamente addebitati e' quella di avviare una causa civile contro la banca.
Le problematiche di un'azione legale
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